"Red Dispersion"
Aaron Standon - Alto Sax and Guitar, Pete Brandt - Double bass, Steve Harris - Drums
Recorded 21 May 2006, Kinsbridge Inn, Totnes, Devon, UK.
By Richard Douglas Green. Mixed by Harry Fulcher.
Tracks:
1. 1,2,3,4…………………………………..0.10
2. Shirt Tails……………………………….6.38
3. Red Dispersion…………………………5.08
4. between the wish and the thing..........5.22
5. melting some ice...................................6.44
6. wordsfail.............................................5.42
7. driven by circumstance........................5.46
8. conspiracy 4........................................9.06
9. along the way we stopped to look…...4.52
10. we found a machine...........................12.01
11. what you say reverberates...................6.3
All tracks composed by Standon, Brandt and Harris.
By contrast, the "Red Dispersion" disc brims with excitement. Billed on the Slam website as modern-day harmolodics, the music does sport a neo-Colemanesque vibe, as Standon seems to be playing long lines over some inaudible piano part, one that bassist Pete Brandt seems also to know. Standon’s guitar work, on the other hand, is mainly atmosphere and punctuation, pulsating irregularity with sharp swells and wielding needles full of angular melody. Harris is equally adroit, he and Brandt on the same constantly morphing rhythmic page, swinging luxuriously in and out of temp. It’s all very exciting.
Marc Medwin Cadence July 2008.
AARON STANDON/PETE BRANDT/STEVE HARRIS - Red Dispersion (Slam 272; UK) Red Dispersion is a breathtaking new take on harmolodics. This is the trio that picks up the potential of Ulmer and Coleman and runs with it. Alto sax, electric guitar, bass and drums all working right up at the very sharp thin edge of improv. Aaron Standon has been around and back again, he currently plays in the Bird Architects and has also been featured on a new Leo Records CD, Conspiracy of Equals. Drummer Steve Harris comes from Pinski Zoo and ZAUM (their last disc was highly praised by The Wire) whilst Pete Brandt has been everywhere from Rough Trade to improvising orchestras. In a sense the past is nowhere near where these musicians reside. Red Dispersion is a coming together of a new, New Thing. This is one of those rare recordings where everything suddenly jumps into the right place at the right time. Potentially Red Dispersion could go down as THE release of 2007. The evidence is in the ears. BLG - Downtown Music Gallery
Musicboom.it December 2007
Dispersione rossa di Cosimo Parisi
Da quando Ornette Coleman e James Blood Ulmer hanno incrociato le strade con album tipo In All Languages la musica improvvisata è cambiata, prendendo spunti da quella lezione, da chi ha sempre guardato in avanti, senza badare alle opinioni altrui, di qualunque tipo siano state. Questo trio di musicisti che operano in aree diverse, dal rock al jazz all´improvvisazione radicale osa un CD pubblicato nella versione "original live digital recording" che risulta fresco ed entusiasmante, libero di intraprendere direzioni che lasciano spiazzato l´ascoltatore, evitando il ripetersi di soluzioni già conosciute. Aaron Standoncon le sue linee taglienti al sax alto attira l´attenzione, ma poi quando passa alla chitarra elettrica il disco appare in nuova luce, e James Blood Ulmer e Joe Morris appaiono dietro l´angolo, mentre il solido contrabbasso di Pete Brandt e la batteria fantasiosa di Steve Harris, che spazia avvolgendo il tutto in una trama sottile, lo prendono con sé in un viaggio dalla direzione sconosciuta. Ma cosa importa, chi è che vuole sapere la stazione di arrivo in una situazione del genere? Una volta tanto la genialità prende il sopravvento, con mezzi semplici: tre musicisti, quattro strumenti, una sala di registrazione ed un tecnico che non si prende la briga, fortunatamente, di tagliare e incollare il risultato. Inutile citare brani, se proprio non si ha tempo "Red Dispersion", con Standon alla chitarra elettrica e la travolgente "Driven by Circumstance", dove passa al sax alto, mettono di buon umore per il resto della giornata.
All About Jazz Italia Sept 2007
C’è il contrabbasso di Pete Brandt, potente, scuro, ombroso, elastico, riferimento sicuro, ancoraggio ferreo per le imprevedibili evoluzioni narrative del trio. Contrabbasso che è anche voce solista paritaria, in grado di produrre, soprattutto con l’archetto, accelerazioni prodigiose, intricati fraseggi, rasoiate che favoriscono la combustione improvvisativa.
Poi vi è la batteria di Steve Harris, tanto essenziale quanto brillante. Non semplici scansioni ritmiche ma un insieme di pulsazioni che sollecitano i compagni di viaggio, tessono una tela di raccordo leggerissima e resistente, occupano lo spazio con discrezione.
E infine vi è Aaron Standon. Con il sax contralto sa essere incendiario e commovente, asciutto ed espressivo. Con la chitarra elettrica, sì avete letto bene, suona lontano dall’ortodossia jazzistica, un po’ McLaughlin un po’ Bailey, aggiungendo una dimensione spesso visionaria e astratta, a volte materica e metallica.
A togliere Red Dispersion dalle sacche dell’ennesima free session uguale a molte altre, vi è costante, in tutta la registrazione, un forte senso della forma, di narrazione compiuta. Ciascuna delle undici improvvisazione del disco racconta una storia, dispensa emozioni, descrive stati d’animo, tocca le corde profonde dei sentimenti.
Prendete "We Found a Machine". Parte come una nebulosa in via di formazione, i riverberi e gli impulsi distorti della chitarra ad illuminare uno spazio cosmico che sarebbe piaciuto a Sun Ra. Poi, con uno spostamento impercettibile delle coordinate, il tutto si ricompone in una sorta di blues sonnacchioso e leggermente lisergico. Geniale.
Vincenzo RoggeroAll About Jazz Italia Sept 2007. http://italia.allaboutjazz.com/php/article.php?id=2043